• Tempo di lettura 3′

  • Male, Maldive – Kochi, India

  • 6 gradi di separazione

L’India è faticosa. Ma non è un modo di dire: il caos, la frenesia, i rumori… Alle volte vorresti solo spegnere tutto e sparire e lo dico io che del nord, la parte più “intensa”, non ho visto ancora nulla. Quello che però posso dire dopo il viaggio con il tuk-tuk che da Chennai mi ha portato a Trivandrum (leggi qui il post), quando sono arrivata a Kochi, quasi non credevo di star nella stessa nazione.

In realtà mi hanno spiegato che l’India è così grande che in realtà ogni regione è come se fosse uno dei nostri Stati europei e quindi paesaggi e abitudini possono cambiare molto di zona in zona. La sensazione in effetti è stata proprio quella di non esser in India quando sono arrivata a Kochi.

A prendermi all’aeroporto c’è Rahil, il più lontano grado di separazione trovato fino ad ora! Corriamo subito cercando di acchiappare il tramonto sul fiume, fallendo miseramente per via del traffico che ci intrappola per più di un’ora: per arrivare alla città, infatti, o si prende il ponte o il traghetto e noi, avendo optato per quest’ultimo siamo rimasti incastrati ad attendere il nostro turno per salire.

La città è “pulita”, “tranquilla”, la gente guida “alla romana” e sono davvero molti ad aver abbandonato gli abiti tradizionali preferendo quelli occidentali. Ho messo tutte queste virgolette perché sono concetti comunque abbastanza relativi e vanno messi in relazione con l’India in generale e quello a cui siamo abituati a casa nostra.

Fort Kochi

Detto questo, la città è davvero molto carina e profuma profondamente di Europa. Non è un caso: è stata per anni un importante porto e via commerciale nel mercato delle spezie dal XVI al XVIII secolo: i primi ad arrivare furono i portoghesi, poi fu la volta degli olandesi ed infine degli inglesi.

Le case nella zona di Fort Kochi sono uguali a quelli che potete incontrare in una qualsiasi cittadina del nord Europa e da ville, oggi sono state trasformate in alberghi di lusso.

Sempre a Fort Kochi ci sono le reti da pesca cinesi (in realtà ci sono un po’ lungo tutto il fiume ma qui sono visitabili in cambio di una piccola mancia): un meccanismo di carrucole con grandi pietre come contrappesi permette di calarle in acqua e sollevarle con estrema facilità coprendo un’area relativamente ampia. Sono esteticamente meravigliose e non a caso sono l’emblema della città.

Visito la città con un tour offerto da Musement: quattro ore per scoprire chiese, monumenti e quartieri della città con una guida locale.

Kochi vissuta dagli indiani

Più ci si allontana dal centro, più si sente la cultura indiana soprattutto in termini di tempo. Una mattina sono uscita con una serie di commissioni da fare: a Milano in una mattina scarsa avrei fatto tutto, a Kochi ci ho messo quasi tutto il giorno. Ma va presa così e messa in contro, ci vuole tempo per fare tutto, molto di più di quanto ti aspetti. In compenso ho guadagnato una meravigliosa camicetta fatta su misura da una fantastica fashion designer a Feather, un negozio poco lontano da casa di Rahil.

Una delle cose che mi è piaciuta di più in assoluto è stata visitare la lavanderia locale dove donne forzute in là con l’età utilizzavano pesanti ferri da stiro in ferro dopo aver sbattuto i panni bagnati sulla roccia per lavarli. La distesa enorme di panni colorati stesi ad asciugare era un paesaggio davvero suggestivo, un ricordo lontano di quando stavo in montagna e la mia mamma stendeva in giardino.

Kathakali: il teatro locale

Una sera sono andata con una coppia di nuovi amici francesi ad assistere ad uno spettacolo di teatro/danza locale: il Kathakali.

Siamo arrivati un po’ prima per assistere alla seduta di make-up che è stata senza dubbio affascinante. Non era solo decorare il viso, ma un vero e proprio collage di colori e carta trasformando questi ragazzi in qualcosa che davvero aveva poco di umano.

Il tutto si svolge senza parole ma con una serie di movimenti degli occhi e del corpo a dir poco esaustivi! Oddio, senza il foglietto di spiegazioni non sono sicura sarei riuscita a seguire la storia, ma una volta avuta una vaga idea del soggetto lo si guardava che era un piacere.

Una cosa che mi ha colpito, al di là della velocità con cui muovevano gli occhi, è stata che per ogni parola avevano dei gesti e che questi venivano ripetuti per tre volte, chissà come mai. Se passerete dall’India e avrete la possibilità di assistere ad uno spettacolo, sono soldi davvero ben spesi.

  • la Kathakali dance

  • voto 4/5

  • il fiume nero e puzzolente in città

Per chi non ha mai visitato l’India forse il mio consiglio è di cominciare proprio dal Kerala. Ci sei stato? Cosa ne pensi? Raccontacelo nei commenti!