Questa è la storia di una borsa rubata con tanto di passaporto dentro, con tanto di libertà di continuare il mio viaggio e di esistere.

Ma io mi chiedo, come diavolo ti viene in mente di rubare una borsa sull’autobus per cui lavori? Ancora di più, come puoi non restituire il passaporto una volta che ti sei accorto di aver la vita di una persona in mano? Ma no niente, a chi ha rubato la mia non è fregato niente e non è servito tutto il casino fatto (anche se non è finita, giuro, non ho ancora lasciato recensioni negative in tutti i blog e servizi di viaggio esistenti).

Pensavo le Filippine fossero un posto tranquillo di gente sorridente ma più rimango qui più ascolto storie terribili di un presidente che fa stragi per le strade e gente che cerca di approfittare come può di noi turisti. Peccato comunque, per fortuna c’è qualcuno che ha scritto “Happy ending“, anzi “vissero tutti felici e contenti“, alla fine di questa storia.

Il passaporto rubato è una bella scocciatura, sento storie di amici di amici che sono rimasti fermi settimane, che sono dovuti tornare a casa per farne un nuovo ma no, non ci siamo capiti, io non posso tornare a casa e tra sette giorni il mio volo partirà alla volta del Vietnam.

Mercoledí pomeriggio

Mando una mail in ambasciata a Manila a tutti i contatti che trovo sul sito internet con tanto di “URGENTE” (si, scritto tutto grande) nell’oggetto. Li prego di aiutarmi, che ho bisogno del mio passaporto per poter ripartire, ho lavorato per due anni a questo giro del mondo, non posso certo fermarmi per colpa del cretino di cui sopra.

Non contenta cerco i contatti di queste persone sui social, contatto amici cercando qualcuno che conoscesse l’ambasciatore e proprio mentre sono nel pieno di questo giro di email e contatti ricevo risposta dal consolato che mi chiede di inoltrare copia dei documenti. Invio tutto e comincio a pregare: qui nelle Filippine giovedì, venerdí, sabato e domenica fanno festa per Pasqua mentre in Italia è chiuso lunedí, praticamente ho solo oggi, martedí e mercoledì mattina e un po’ d’ansia inizia a venirmi. Se poi contiamo anche le 6 ore di fuso orario il tempo diminuisce ancora di più.

Giovedì pomeriggio

Provo a contattare un amico a Como che lavora in polizia per capire se lui ha contatti in questura: è importante che martedí mattina appena ricevono la mail da Manila per il mio nullaosta rispondano al volo così che qui martedí pomeriggio posso procedere alla stampa del documento nuovo.

Cercando bene trovo il numero diretto dell’ufficio permessi e passaporti della questura di Como e chiamo.

Sono già pronta a pregare e implorare quando la signorina dall’altra parte della cornetta mi dice: “signorina Crisponi, abbiamo giá rinviato i documenti a Manila ieri pomeriggio, per noi può proseguire il suo viaggio“.

Cosa??? Meno di sei ore e i miei documenti avevano fatto Manila – Como – Manila. Wow.

Domenica sera

Sono a Banaue ma non c’è nessun posto sull’autobus per Manila: “poco male” penso, “se c’è qualche problema con i documenti devo comunque aspettare martedì. Tanto vale che vado a farmi un giorno al mare“. Così salto su un piccolo van che dopo otto ore (ottoooo), mille tornanti e aver fatto vomitare ogni sacramento alle povere bimbe sedute accanto a me, mi lascia finalmente a La Union e una forza magnetica di spinge inesorabile verso la spiaggia.

Il tramonto è pazzesco, la musica intorno… Mi butto sulla sabbia completamente accoccolata nel mio grande zaino e mi godo quel tripudio di toni di rosso.

Lunedì pomeriggio

Mi avvio all’autobus dopo una meravigliosa giornata in spiaggia e non credo ai miei occhi: la stazione è intasata da centinaia di persone in attesa (no, non sto esagerando) e quando una signora mi dice che sta aspettando dalle 7:00 del mattino capisco che devo inventarmi altro. Così salto su un altro bus di passaggio e dopo aver ovviamente litigato con l’omino dei biglietti che voleva farmi pagare tre volte in più degli altri, mi faccio aiutare da un poliziotto sulla settantina a fermare i pullman diretti a Manila per farmi salire.

Dopo mezz’ora finalmente uno si ferma, mi accoccolo sul sedile e guardo un film di Jachie Chan attendendo che queste altre otto ore (ottoooo) finiscano presto.

Martedì mattina

Alle 9:00 sono in ambasciata ma davanti a me sono già in 11 e capisco che le attese non sono finite. Poco dopo dietro il vetro dello sportello vedo comparire una bella donna bionda che mi squadra e accenno un sorriso. Mi chiama per nome e capisco che è la signora che ha preso a cuore la mia pratica e ha fatto sì che io oggi possa ricevere il passaporto.

Infatti è così, dopo circa un’ora con tanto di pausa caffè in mezzo stringo forte il mio passaporto nuovo dalle pagine pulite. A farmelo è un ragazzo filippino, la signora è sparita a sbrigare le pratiche per una nave, mi dicono.

Esco dal metal detector e la incontro in corridoio, la ringrazio infinitamente, senza il suo aiuto domani non sarei partita. Lei accenna un sorriso e mi dice “tu hai conosciuto mio figlio“. Suo figlio? Io? Come? Quando? Sì starà sbagliando, come faccio ad aver incontrato suo figlio??

Al ristorante, ha detto che sei passata. Mi ha raccontato del tuo viaggio“. Non mi sento le gambe, sono molli e non so cosa dire, tutta questa serie di coincidenza che giocano con me ultimamente ne hanno appena scoccata una nuova.

Una sera ho accompagnato la mia amica Dionne al lavoro in un locale a Manila ma per non starle tra i piedi decisi di far due passi e andar a bere qualcosa da un’altra parte. Dopo venti minuti a vagare trovando tutto chiuso sono arrivata davanti ad un ristorante italiano e sono entrata. Ho bevuto un bicchiere di ottimo Chianti e le zeppole che mi hanno portato erano cosí buone, ma così buone che chiesi chi fosse lo chef. Un ragazzo italiano dall’aria simpatica è comparso dalla cucina e abbiamo chiacchierato un attimo. Quel ragazzo una volta a casa ha raccontato alla madre di una ragazza italiana che stava facendo il giro del mondo grazie alle reti sociali. Quel ragazzo era il figlio della signora.

La vita alle volte davvero decide per noi è mette tutto a posto: il mio era su quel volo per Ho Chi Minh e senza quell’incontro casuale e la sensibilità di quella signora non sarei mai riuscita a prenderlo. Pura magia, o karma se preferite.

Fatto sta che questo viaggio non si fermerà nelle Filippine.

Mi auguro tu non abbia mai avuto una serie di sfortune come le mie, ma se non fosse così, perchè non ci racconti nei commenti la tua storia?