Ormai ovunque io arrivi ho una sorta di rituale di “sicurezza”, chiamo un Uber e mi faccio portare dall’amico che devo raggiungere o in hotel, specialmente se arrivo al sera. Appena arrivata ho bisogno del tempo di ambientarmi, di capire come funzionano le cose, abituarmi alla nuova moneta e soprattutto non farmi fregare dai tassisti che famelici ti attendono oltre il varco. A Bali non è stato così e per fortuna che erano le otto del mattino.

Arrivo e come al solito vado a prelevare, faccio una simcard per avere linea internet e prenoto il mio Uber, prezzo fino a casa di Vittorio 55,00 rupie. Mi avvio all’uscita e aspetto ma vedo dalla app che il mio autista non si muove dalla sua posizione, aspetto qualche minuto ma nulla così lo chiamo:

“salve! Sto venendo nella strada principale ad aspettarla così è più semplice”
“guardi non la posso portare dove deve andare per 55,00 rupie, almeno 100,00”
“scusi ma con Uber non si contratta, il prezzo è quello se non le va bene perchè ha accettato la corsa? Per favore la disdica”

Il simpatico autista attacca il telefono e non accenna a cancellare la prenotazione: cinque minuti dopo, infatti, questa è ancora attiva e lui non si è mosso di un metro. Da parte mia non ho nessuna intenzione di cancellarla o incorrerei in una sanzione per aver effettuato una chiamata e poi cancellato la corsa e lui l’avrebbe comunque in qualche modo vinta.

Purtroppo io non ce la faccio a farmi i fatti miei in questo caso, sono come mio padre. Sarebbe più semplice perdere qualche euro e far una nuova prenotazione ma non sarebbe giusto così comincio a seguire il gps per raggiungere il furbetto nel parcheggio. Una volta lì comincio a controllare tutte le targhe per ben due volte senza trovarlo mentre altri ragazzi lì fermi mi guardano interrogativi finchè uno mi fa:

“taxi lady?” “oh no grazie, già un tuo collega sta cercando di truffarmi con Uber, anzi, dov’è la Polizia così se ne occupano loro?”

Questo sgrana gli occhi e incredulo mi indica la stazione di polizia mentre tutti quelli che si erano avvicinati per offrirmi un passaggio cominciano a dileguarsi.

“Buongiorno, sono qui per denunciare un autista di Uber che ha provato a truffarmi” e in quel momento la mia prenotazione viene finalmente cancellata.

I poliziotti sollevano lo sguardo dai loro caffè ancora assonnati e mi guardano come se fossi un’aliena, chiamano un altro di loro dalla stanza sul retro e questo arriva pronto ad ascoltare la mia storia. Racconto tutto e lui mi dice che non capisce quale sia il problema visto che questo ragazzo non era riuscito nelle sue intenzioni e che per di più Uber è quasi illegale a Bali, soprattutto non sono autorizzati a raccogliere corse in aeroporto.

Gli spiego che il problema non era che lui ci fosse riuscito o meno, ma che abbia provato a farlo e non ci sia riuscito solo perchè sono testarda come un mulo non è un buon motivo per non agire contro di lui. Gli dico che per una ragazza che viaggia da sola è difficile, che non ci sentiamo al sicuro mai, che per i taxisti siamo come un albero di monetine da scrollare e che non è facile, che dovevo far qualcosa perchè chi sarebbe arrivato dopo di me non ricevesse il mio stesso trattamento.

Lui allora prende il telefono e prova a chiamare il taxista che non risponde ma ecco che poco dopo squilla il mio whatsapp con una video chiamata in entrata, è lui. Rispondo con tanto di vivavoce appoggiando il telefono sul tavolo.

“Salve signorina” “Salve. Guardi sono alla stazione di polizia, ci può raggiungere che le vogliono parlare?”

Lui si blocca un istante e stacca la chiamata, sparito. Chiedo alla polizia di avere il mio report da presentare a Uber e mi dicono che non possono rilasciare nessun documento prima di aver parlato con lui, che non c’erano prove che lui avesse provato a truffarmi. Mi faccio promettere che lo faranno veramente, tanto non ho scelta e dico loro che sarei ripassata il giorno della partenza per ritirarlo.

Esco dalla stazione di polizia ancora un po’ indecisa sul da farsi: di sicuro non posso chiamare un altro Uber e tornare al parcheggio. Mi avvio allora verso il desk dei taxi ufficiali dell’aeroporto quando mi accorgo di aver dei messaggi non letti: tutto quello che avevo detto alla polizia a voce, era scritto in un messaggio, nero su bianco, dove il truffaldino mi proponeva un affare da 100,00 rupie per portarmi dal mio amico.

Retro front, torno alla polizia telefono alla mano, lo appoggio sotto gli occhi del poliziotto con cui avevo parlato dicendegli:

“ecco le sue prove, posso avere il mio report adesso?”

Niente da fare, fanno foto al mio cellulare, dicono che lo avrebbero chiamato e mi rimandano via. Chissà se lo faranno mai davvero. Appena mi avvicino all’aeroporto ecco i taxisti ripartire all’attacco ma sono troppo arrabbiata per discutere ancora e punto dritta al desk ufficiale dove mi sparano 300,00 rupie senza ricevuta, o meglio, con un foglio a caso con un numero scritto sopra a mano che secondo loro valeva come tale. Ho la nausea. Com’è possibile che Uber mi costa 55,00 rubie, il truffatore ne vuole 100,00 e il taxi ufficiale addirittuara 300,00? Che tra l’altro sono più di 20,00 euro, praticamente quanto avrei speso a Milano, solo che sono a Bali.

Saluto e ringrazio e vado a cercare un autobus per poi scoprire che qui non esistono: già, dopo mesi in Asia a viverci praticamente, arrivo in un posto dove non ce n’è nemmeno uno. Pazzesco. Mi rimane solo Grab, il competitor di Uber ma, come mi hanno spiegato i poliziotti, non possono venir a prendermi in aeroporto nè potevo io andar al parcheggio dove si appostavano tutti rischiando di incontrare il ragazzo che avevo appena denunciato.

Mi faccio coraggio e comincio a camminare nella direzione opposta, in mezzo alle auto cercando l’uscita, un hotel da cui poter chiamare un nuovo grab. Dopo 10 minuti sono abbastanza lontana da riuscir finalmente a prenotare la mia corsa, costo 46,00 rufie. Poco dopo il mio nuovo autista arriva e finalmente sono in salvo diretta dal mio amico, dopo aver perso un’ora e mezza probabilmente per niente ma se questo se l’è fatta almeno un po’ addosso forse non ci proverà più e almeno un pochino avrò contribuito a rendere la Terra un posto migliore. Speriamo.

Una vera e propria delusione Uber in Indonesia sotto tutti i punti di vista, nemmeno il customer care mi ha contattata per chiedermi i dettagli e radiare il truffaldino dai loro elenchi. Peccato Uber, ho come la sensazione che Grab sarà il mio nuovo miglior amico.