Sei mesi di viaggio e comincio a sentirmi diversa per davvero, molto meno attaccata al futuro, al “per sempre” e sempre più viva nel momento.
Ieri guidavo e pensavo: quando sei sola sulla strada pensi, pensi tanto anche perchè oltre a cantare puoi far ben poco.

Pensavo a me, a come fossi arrivata a diventare la persona che sono, da dove venisse tanta forza e indipendenza, tanta voglia di solitudine, il mio rifiuto così forte per le bugie, per le illusioni e la mia insofferenza a chi non ha il coraggio di essere chi vorrebbe. Avete presente chi predica bene e razzola male? Ecco.
Pensavo a me bambina a giocare sola nel cortile della scuola, con un sasso, una foglia, una lumaca. Ci sono stati tanti periodi in cui gli altri mi rifiutavano, mi lasciavano da sola, non mi parlavano o peggio mi ferivano per i brufoli sulla fronte, o qualsiasi altro pretesto buono.

Non ho mai ben capito perchè ci fossero ripetutamente periodi in cui venivo messa da parte, è successo sempre: alle elementari, alle medie, al liceo. Una volta una mia compagna mi disse che non sapeva perchè mi odiasse tanto, mi odiava e basta.

Quando sei piccola hai bisogno degli altri per capire chi sei, per confrontarti, per giocare e aprire nuovi mondi insieme. Ma per me spesso non era così, dovevo crearli da sola e tuffarmici dentro per far passare quei lunghissimi venti minuti della ricreazione. Ecco da dove viene oggi tutta quella fantasia che mi permette di viaggiare pur stando ferma.

C’erano giorni che la mia mamma arrivava a portarmi la pizza calda per merenda e magicamente avevo degli amici di nuovo e la dividevo con chiunque me lo chiedesse, sono sempre stata un’allocca in questo e l’orgoglio non è mai stato uno dei miei compagni. Il giorno dopo sapevo sarei stata probabilmente sola di nuovo.

Quella che era la mia amica da sempre viveva di fronte a casa mia e alle volte succedeva scendesse le scale, mi passasse davanti e non mi parlasse perchè le bambine più “potenti” le avevano detto di non farlo, di ignorarmi. Così lei giocava da sola, io giocavo da sola e piano piano crescevo abituata alla solitudine: avevo imparato a bastarmi ad amarmi ma soprattutto sapevo di non aver nessuna colpa.

Alle medie di nuovo, nuovi compagni e a un certo punto ricomincia tutto senza un vero perché anche se al solito ci sono di mezzo le ragazze. Sono loro le più cattive, quelle in grado di dirti cose che ricordi anche quindici anni dopo. Non saprei dirvi come mi sento, se ho semplicemente perdonato tutto questo male o se ho solo imparato a stabilire la mia distanza da loro così che non potessero ferirmi oltre e ho sviluppato una sorta di immunità.

Guidavo e piangevo, scrivo e piango mentre Beyoncè mi canta nelle orecchie. Incredibile come certe ferite ti rimangano dentro per sempre per quanto tu possa provare a dimenticare. Ancora oggi quando incontro queste ragazze e parlo con loro come se nulla fosse una parte di me non riesce a non guardarle negli occhi non pensando al male che mi hanno fatto. Erano solo delle bambine, sono ingiusta ma anch’io ero solo una bambina. So che mai riuscirei a fidarmi completamente di loro o forse semplicemente non mi interessa e nemmeno a loro per dirla tutta.

I momenti non sono fatti per durare per sempre ma insegnano ogni volta qualcosa e a me stanno insegnando che un amico può esserlo per davvero anche solo per un paio di giorni, così come può non esserlo più dopo una vita passata insieme. La gente cambia, tutti noi cambiamo e se ogni tanto prendiamo semplicemente strade diverse non è per forza un male, anzi, alle volte meglio allontanarci prima di ferirci troppo e rovinare quanto di bello c’è stato.

Non so se è solo un momento, ma ho la sensazione che lasciar andare quello che non va bene per me non possa che giovarmi, invece che ostinarmi a capire, a conquistare, a convincere.

Forse è solo una sensazione data dal mio continuo muovermi e cambiare ma l’unica cosa che riesco ad immaginare sarà al mio fianco qualsiasi cosa succeda è la mia famiglia. Se non ce l’ha fatta la mia amica da sempre, se non sono riusciti gli amici che per me erano l’emblema dell’amore, chi mai potrà?

Per sempre: come se non cambiare fosse un bene, come se ostinarsi sia un modo per crescere, come se non volessimo accettare che tutto si muove e cambia… meglio vivere il fiore nel suo giorno che rimpiangerlo una volta appassito.

Non è sempre facile dare uno sguardo al cuore lì dove è più debole per le tante ferite subite. Fa ben, però, aiuta ad accettare e piano piano a dimenticare, o per lo meno lasciar andare perché niente è davvero per sempre…