Finalmente rivedrò i tuoi occhi nocciola, finalmente potrò lasciar cadere ogni difesa per un paio di giorni e lasciarmi andare nelle tue braccia. Sono così stanca e il solo pensiero di due giorni senza preoccuparmi di dove andare o cosa fare suona come il miglior sollievo; un sollievo che vale queste otto ore sull’ennesimo autobus per venir da te.

Chissà  come sarà rivederti dopo tanto tempo, chissà se provi anche tu lo stesso misto di paura ed eccitazione che provo io mentre questo bus sale curva dopo curva la cordigliera che divide Chile e Argentina.

Ci incontrammo per un caso che caso non era, fosti al mio fianco in un momento in cui ero persa diventando il mio unico punto fisso, la mia spalla forte, la mano da stringere. Buffo come ti riduca a una sineddoche, raccontandoti per pezzi: occhi, braccia e mani, come se il tuo intero fosse quasi troppo da esser descritto in un’unica parola. Me ne accorgo solo adesso. Forse è la troppa intensità , forse è più semplice per la mia povera memoria stanca ricordare i dettagli di te.

Sto arrivando, aspettami solo qualche ora in più per ancora due giorni di aria pulita, di quell’amore che spero un giorno possa trovare non costretto dal tempo e dallo spazio ma libero di muoversi come un fiume che trova la sua strada.

Sono in mezzo alle montagne, stiamo andando ogni tornante più in alto, più neve, più roccia, più cielo ed è tutto bianco; per una volta un sedile tanto comodo quanto costoso. Seggiovie ferme, camion con rimorchio, pazzi con questo freddo in motorino e cartelloni che ci avvisano di dichiarare eventuali prodotti caseari, frutta e verdura alla frontiera. Il finestrino aperto qualche sedile più avanti rinfresca con una leggera brezza l’aria troppo calda e pesante dell’autobus.

Chissà  cosa starai facendo, cosa starai pensando, come ti starai preparando a rivedermi dopo che dall’oggi al domani ti ho scritto che sarei arrivata da te. Temevo mi dicessi che non potevi in così poco tempo organizzarti, che qualcuno nella tua vita potesse arrabbiarsi del mio venir da te, che non avessi la stessa voglia che ho io di star insieme un attimo ancora.

Invece la tua calda voce mi ha accolta ed accarezzata con la dolcezza a cui mi hai abituata dal primo istante in cui il tuo sguardo si è posato su di me rassicurandomi che oggi, come sei mesi fa, non è cambiato niente. Così ora sono qui che aspetto paziente di arrivare dall’altro lato della montagna sicura di trovarti là ansioso di riabbracciarmi.

Ti guarderò cercando di non buttarti le braccia al collo per lasciar a te la scelta di come salutarci e non invadere la tua intimità  in quella che è la tua città , la tua vita, la tua quotidianità . Non siamo più nella terra franca delle Filippine dove ci siamo conosciuti lontani da tutto, siamo a casa tua ed entrerò in punta di piedi chiedendo permesso. Poi me ne andrò nello stesso modo, una volta ancora.

Ti parlerò con il mio spagnolo zoppo, finalmente un po’ più vicina di quanto potessi essere con il freddo inglese e tu mi prenderai in giro.

Ci sono tanti tipi di amore, ci sono tanti tipi di viaggio, ci sono tanti tipi di momenti e il loro esser dichiaratamente temporanei non li rende meno intensi, importanti o speciali. Alcune cose sono fatte per nascere e morire in un attimo breve ma come per la più meravigliosa delle farfalle, il suo volo varrà sempre la pena. Alcune persone sono fatte per entrare della nostra vita per un solo istante ma non per questo la loro presenza sarà  meno calda ed avvolgente.

Abbiamo avuto la fortuna di una seconda opportunità , non mi sento di chiedere altro, per un attimo ancora.

Salutare qualcuno che sai non rivedrai più è sempre difficile e ancora di più se questa persona è speciale. A te quando è successo?