Uno studio sostiene che il Cammino di Santiago renda più felici: migliaia di pellegrini hanno risposto che affrontare il cammino ha cambiato il loro vita indipendentemente che le ragioni per cui hanno affrontato il viaggio siano di carattere religioso, sportivo, spirituale o semplicemente turistico.

Durante i miei 11 giorni ho sentito diverse storie e ho cercato di farmi un’idea mia e seppur io debba ammettere che i due giorni passati a Santiago siano stati effettivamente felici, non credo le ragioni siano legate al percorso in sé per quanto riguarda me.

Facciamo una premessa: ho viaggiato per un anno in luoghi molto diversi, a volte sperduti, con i mezzi più diversi e dormito dal residence lusso a Zanzibar al pavimento di una campagna in Lesotho. Questo per dire che per me trovarmi a condividere spazi non sempre confortevoli con sconosciuti, lavarmi con acqua congelata anche se fuori ci sono 10 gradi, consumare pasti semplici, camminare per chilometri e chilometri e passare il tempo a pettinare i miei pensieri scombinati, sono cose a cui sono “abituata” e che fanno parte quasi della mia quotidianità.

Detto questo è innegabile che un contatto così importante con la natura, con il silenzio del mondo cittadino e la voce di quello naturale nonchè con sé stessi, possa essere una valida terapia per la felicità.

Un ruolo importante è giocato anche dalla stanchezza, dal dolore fisico e dall’obbiettivo finale che ti motiva a continuare anche quando i piedi bruceranno, le fiacche sbatteranno contro le scarpe, le ginocchia chiederanno pietà di fronte all’ennesima discesa. Darsi degli obbiettivi e portarli a termine senza dubbio ci riempie di fiducia in noi stessi, alza l’asticella un po’ più in alto e ci riempie di orgoglio per avercela fatta.

Lungo il percorso la strada si incrocia con quella di persone diversissime che sono lì per i più svariati motivi: ci sono quelli che ormai sono al quarto, quinto, decimo cammino, quelli che hanno fatto una promessa a dio, quelli che hanno il cuore rotto e sono alla ricerca di ristoro, quelli che troppo pressati dal lavoro quotidiano che hanno bisogno di un po’ di ossigeno, quelli che hanno un record fisico personale da battere e quelli, come me, che lo fanno per la bellezza di star un po’ sola persa nella natura.

La sera spesso ci si ritrova a scambiare storie, chiacchiere e opinioni negli ostelli con persone provenienti da tutto il mondo, ci si da coraggio, si condividono consigli su come affrontare le fiacche e se sei fortunato ci sarà pure qualcuno che ti regalerà un massaggio ai piedi.

“Il Cammino ti da quello di cui hai bisogno” mi disse qualcuno un giorno prima di partire ed è proprio così: quando avrai sete e la tua borraccia sarà ormai vuota incontrerai una fontana, quando avrai bisogno di un po’ di incoraggiamento un cespuglio di more ti regalerà i suoi dolci frutti, quando vorrai di star da solo nessuno ti affiancherà e quando, invece, cercherai qualcuno con cui condividere questa esperienza magicamente incontrerai il compagno di viaggio giusto.

Quando sono partita avevo molte domande in testa e ammetto che non ho trovato né risposte né nuove domande ma ho avuto il tempo di prendere con lucidità delle decisioni che, al solito, sono un po’ delle scommesse ma avendo impostato in questo modo la mia vita, non può essere diversamente.

Ho scelto il cammino portoghese per via del profondo attaccamento che ho per questo Paese e per esser sincera al 100% sono rimasta un po’ delusa: ci sono tratti meravigliosi su passerelle in legno accanto all’oceano e molti altri nelle foreste ma sono davvero troppi per i miei gusti quelli in città o al lato di strade nazionali che rompono un po’ la magia.

Di certo è buffo vedere mescolarsi gente in bikini e infradito che sta andando ad accapparrarsi posto in riva al mare con sdraio e ombrellone con i pellegrini in scarponcini da camminata e zaini colorati da cui penzola la conchiglia di Santiago. La quotidianità con la straordinarietà di un’impresa fisica e spirituale che si incontrano ma non era quello che mi aspettavo

Non so dirvi come siano gli altri, forse un giorno proverò quello classico, magari in bicicletta, ma per quanto riguarda quello portoghese il mio consiglio è forse quello di partire da Lisbona (se non addirittura dall’Algarve a seconda del tempo che avete a disposizione) e saltare a piè pari prendendo un treno o un autobus per tutti i tratti cittadini. Nella tappa di Vigo, ad esempio, ho passato un’intera giornata a camminare accanto a automobili che mi sfrecciavano accanto ad alta velocità sull’asfalto con il risultato che a sera le mie ginocchia erano a pezzi e ho passato i giorni seguenti a subirne le conseguenze.

Credo che quello che insegna il cammino è la bellezza delle cose semplici e sono convinta che non sia necessario andar fino a Santiago a piedi per scoprirlo, a due passi da qualsiasi città possiamo trovarci immersi nella natura, ma anche nei parchi in centro possiamo respirare un po’ di tranquillità se solo ci prendiamo il tempo per farlo.

Anche a casa possiamo ritrovarci a scambiare due chiacchiere con qualche sconosciuto se solo solleviamo gli occhi dal telefonino e incrociamo i suoi rompendo il ghiaccio con un allegro “buongiorno!”. Le persone che si incontrano lungo il cammino sono le stesse che potenzialmente possiamo incontrare in tram, dal medico o al supermercato, ovviamente lì sono tutte predisposte al dialogo e aperte ma sono sicura che guardando bene di trovano anche nella nostra quotidianità.

Se il Cammino aiuta ad aprirsi al mondo e amare di più la vita ben venga, che partano tutti, basta poi riproporre anche una volta tornati quello che abbiamo imparato o non serve a niente. Intanto, per allenarsi, come si consiglia di far tante scale con lo zaino pieno di sacchi di farina, provate anche a salutare le persone intorno a voi guardandole negli occhi o tornando a casa a piedi o in bicicletta dal lavoro una volta alla settimana fermandovi a quella fontana a bere un po’ d’acqua fresca o ancora andate a scoprire i sentieri e le passeggiate vicino alla vostra città.

Lasciatevi andare che anche lo spirito va allenato e chissà che non iniziate a sentir la felicità da Cammino di Santiago ancora prima di partire.

Che rapporto hai tu con gli addii? A me non piacciono per nulla, più o meno al pari degli auguri di Natale e di buon anno nuovo. Raccontamelo nei commenti se ti va!