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  • Como, Italia – Chennai, India

  • Buon viaggio – Cesare Cremonini

Partire, per andare dove? Per trovare cosa?

Il grande giorno è arrivato, casa pulita, vestiti stipati sotto vuoto, vicini salutati, amici abbracciati e via la corsa verso l’aeroporto.

Strano ma vero siamo in anticipo, giusto il tempo per passare da Decathlon a prendere una maschera con boccaglio, una camera subacquea (cioè, non posso andare in tutte queste spiagge meravigliose e non portare con me una macchina per catturarne la vita sotto la superficie!), un turbante dove metter ad asciugare i capelli e un asciugamano in microfibra.

Ovviamente la cerniera della borsa si è rotta ma decisamente non può esser un problema ora, non quando ho con me dello scotch di carta e della pellicola per alimenti. Così in un attimo il vecchio borsone nero si trasforma in una specie di bozzolo avvolto nella plastica trasparente, tenuto assieme da lunghe strisce di nastro adesivo beige chiaro. Decisamente non fancy, ma funzionale a far si che medicine, calzini e mutandine arrivino a destinazione con me.

Arriviamo finalmente al check-in.
“come si chiama?”
“Crisponi”
“ah, lei è quella con il problema sul volo”
“ottimo! Eccomi”

Il mio volo per Delhi, infatti, è ritardato di un’ora e mezza, matematico perdere la coincidenza e così mi spostano sul volo successivo per Chennai. Appena arrivata a Chennai dovrei andare a fare scuola guida con il tuk-tuk per la gara che partirà il giorno successivo, speriamo solo di non arrivare troppo tardi.

Un ultimo abbraccio a mamma e papà e mi avvio agli imbarchi con gli occhi lucidi. Alla fine è solo un anno, sto finalmente partendo per il viaggio a cui ho tanto lavorato, sognato, immaginato, ma ora proprio non riesco a non aver un nodo alla gola. Fortuna esiste skype. E whatsapp.

Sono le vacanze di Natale e l’aeroporto è pieno di gente che parte per capodanno, la coda per i passaporti è interminabile e in tutto questo il cambio di compagnia telefonica mi ha lasciato senza internet proprio oggi. Tipico. Per fortuna c’è Bulgari che mi regala 15 minuti di rete, giusto il tempo per far la diretta Facebook di saluto e mi avvio al gate.

Partiamo con un’altra mezz’ora di ritardo e accanto a me ci sono due ragazzi indiani molto carini, cominciano subito a darmi un sacco di informazioni sull’India e gli indiani, mezzi di trasporto, sicurezza, cibo… e poco dopo decolliamo che sono già le 23:00.

Volo con Air India e nel giro di un’ora, un’hostess poco sorridente anche se non per questo sgarbata, ci serve prima da bere e poi la cena. È da poco passata la mezzanotte quando si spengono le luci e l’aereo sprofonda nel sonno e nel silenzio più totale.

Un paio d’ore dopo ci svegliano con la colazione che forse nemmeno abbiamo ancora digerito la cena ma una calda tazza di the non può che fare bene ed ecco che già iniziamo la discesa.

L’aeroporto di Delhi è immenso, così come la coda per passare i controlli di sicurezza, da tener a mente per la prossima volta, mai accettare scali inferiori all’ora e mezza: probabilmente è un momento di particolare traffico ma tra una pratica e l’altra credo di averci impiegato un’ora ad arrivare al gate ed ero scortata dalla mia nuova amica indiana, da sola ci avrei messo un po’ di più.

Tutti i pavimenti sono ricoperti di moquette sui toni del marrone, del beige e del mattone. Meravigliosi, chissà se per chi soffre di allergia da acaro, siano altrettanto belli. Gli spazi sono enormi, la sedie sono in pelle marrone e tutto è così silenzioso. Non saprei dire se è merito della moquette in terra o del fatto che noi italiani siamo proprio dei gran casinisti e per questo la quiete che c’è qui è quasi irreale!

La mia amica procede verso Bombei e così le nostre strade si dividono. Mi ha invitata al matrimonio della sorella, è davvero un peccato che sarò in Sri Lanka allora. Un’amica italiana mi aveva consigliato di partecipare ad un matrimonio indiano se ne avessi avuto l’occasione e cavolo, avrei potuto sfoggiare la sari che comprerò per capodanno, una seconda volta. Ma sarò paziente, ci sarà un’altra occasione!

Arriviamo a Chennai con due ore di ritardo sulla tabella di marcia, sono già le 17:00 e direi che non ha alcun senso andar alla motorizzazione per la scuola guida: confido nella mia gioventù in vespa per cavarmela con le marce a volante e via.

Per via della mancanza di liquidità che ha colpito l’India in questo periodo, il bancomat rilascia solo una banconota da 2.000,00 rupie a persona (poco meno di 30,00 euro), che per l’India sono un sacco di soldi, soprattutto difficile da cambiare.

Trovare un taxi per l’albergo è stata un’altra esperienza, ovviamente, come in ogni posto del mondo ci sono i taxisti abusivi che come condor si abbattono sui poveri turisti cercando il pollo da spennare. Uno di questi prende il mio carrellino con le valigie promettendomi che non mi avrebbe fregato ma più lo guardo, meno mi fido di lui. Così, con l’aiuto del ragazzo incontrato al bancomat sfuggo e vado al bancone dei pre-paied taxi: praticamente paghi per km e non per tempo, il che può esser una fregatura come no. Nel mio caso è stata una fortuna. Abbiamo, infatti, trovato un sacco di traffico e per raggiungere l’albergo ci abbiamo messo più di un’ora e il tutto mi è costato 500,00 rupie, circa 7,00 euro.

Ovviamente il taxista non ha come cambiare e così comincia il mio pellegrinare di negozio in negozio alla ricerca di qualcuno che potesse darmi tagli più piccoli. Alla fine compro qualche dolcetto una bottiglia d’acqua e ricevo in resto una mazzetta di 1.000,00 rupie in banconote da 10,00: praticamente come avere 15,00 euro in banconote da 0,15 euro l’una.

Sono le 19:30 e finalmente sto salendo in camera, indosso la mia camicia verde militare firmata Rickshaw Challenge e sono pronta ad incontrare quelli che saranno i miei compagni di viaggio per il prossimi 10 giorni.

Tu sei mai partito per un viaggio così lungo e importante da ritrovarti in aereo con mille pensieri, mi paure ma tanta eccitazione insieme? Beh, se ti va, perché non racconti qui sotto la tua esperienza?